martedì 15 settembre 2009

Chiaramente, bianco su nero

Per quanta tecnologia ed orpelli inutili possano i tempi moderni offrire, certe cose rimangono meglio fatte alla vecchia maniera. Il pane fatto alla vecchia maniera, ad esempio, non regge il paragone col Pane del Mulino, quello che sa di conservanti e, se ben compattato, può esser fatto detonare tramite corrente elettrica. Un'altra cosa, forse la migliore, è il metodo di scrittura gesso su lavagna. Insuperabile. Certo, le facoltà universitarie che fanno le fighette cercano di sostituire il sistema con il pennarello cancellabile, ma con scarsi risultati. Infatti il bianco è un colore che gonfia ed il nero uno che stringe; insomma, è più facile vedere un puntino bianco su fondo nero che non il contrario, il puntino nero sarebbe inghiottito dal bianco. Questo, unito al fatto che il diametro della punta di un pennarello è minore di quello del gesso rende difficoltosa la lettura sulla lunga distanza. Che poi, dopo molte scritture e cancellature, la lavagna si copre di una patina biancastra uniforme, Vabbè, nessuno è perfetto. Sempre comunque meglio della lavagna a pennarello dove le scritte cancellate non si spalmano, semplicemente si attenuano rimanendo in secondo piano. Scripta manens, dice chi non conosce il latino. Che poi, Dio mi fulmini se non è vero (anche se sappiamo tutti bene che Dio non potrà fulminarmi per un semplice motivo: i fulmini sono area di competenza di Zeus), quante volte i segni delle cose scritte in precedenza e rimasti inossidabili cancellatura dopo cancellatura vengono interpretati come indici o potenze varie rendendo impossibile comprendere anche le cose più semplici spiegate. Infine il pennarello è una bestialità. Il gesso funziona su un principio meccanico semplice: lo strofini contro una parete più dura, questo si sbriciola in una polvere sottile che rimane appiccicata alla parete stessa e lascia il segno. Facile. Elementare. Ma il pennarello no. Il pennarello che una volta stappato inebria la stanza con il caratteristico odore alcolico per funzionare la prima mezz'ora e poi addio, iniziano i problemi. Momenti di esaurimento d'inchiostro che si mangiano interi concetti, punta che funziona a zone in un affascinante effetto sdoppiato. E allora basta, sto pennarello del cazzo proprio non funziona, cambiamolo. Col gesso è facile, il gesso è (prevalentemente) bianco. Il pennarello no. Quando ti finisce il pennarello nero a metà di un concetto non ci sarà mai in giro un altro pennarello nero. Allora si scrive con quello blu che sembra nero ma no, non diciamo vaccate, non sembra nero affatto. E poi no, diamine, non funziona neanche questo, dopo tre lettere ha già esaurito l'inchiostro, passami quello verde. No, no, no, allora provo quello rosso, ma niente, quello giallo, quello viola, azzurro, arancione, ocra, turchese, rosa, grigio, marrone, bianco. Niente, ormai la spiegazione si trasformato in una tavolozza di Paint e lettere semi trasparenti, le uniche parti dello scritto che si cancellano bene (ovvero le uniche parti che servono) e finisce la lezione con l'idea che, ora basta, questi pennarello sono proprio da buttare, non funzionano più. E invece rimangono tutti lì, pronti a reiniziare il loro ciclo, prima il nero, poi il blu, il verde, il rosso e i loro amici. Così, da una parte, il gesso sghignazza. Alla faccia di coloro che ormai, oggi, non sanno neanche più che esistono chitarre e pianoforti che funzionano senza l'elettricità, che si può scrivere anche senza l'ausilio del computer e che si possono fare le operazioni senza la calcolatrice. Alla faccia della tecnologia ostentata sempre e comunque.

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