venerdì 12 giugno 2009

Libera e bellum

La libertà è un ottimo argomento politico. A chi non piace la libertà? È come cercare qualcuno che non sia d'accordo con il guadagnare di più a parità di lavoro o lavorare di meno a parità di salario. Il problema fondamentale che subentra in certi discorsi è il come. Se vogliamo, la libertà è tutt'altro che applicata in Italia e nel mondo; non posso fare la cacca in strada se mi va, non posso picchiare quello stronzo laggiù, non posso tenermi un ippopotamo come animale da compagnia. La libertà, dicono, finisce dove inizia la libertà degli altri. Questa è allora una delle più grandi vaccate semantiche mai formulate. La libertà è infatti assenza di vincoli, se dico che la mia libertà non deve sconfinare in quella degli altri, ecco che pongo un vincolo, ovvero limito la libertà. La libertà di tutti. Quindi la libertà è uno status incompatibile con la convivenza, è possibile che solo uno sia completamente libero da vincoli, in una società; se ce ne sono anche solo due, le loro sfere di libertà si vincolano a vicenda perdendo di fatto la proprietà d'esser liberi. Quindi solo in una dittatura può esistere un uomo veramente libero di fare ciò che vuole. Quindi, amando la libertà, spero che venga presto una dittatura. Specie se il dittatore sarò io. Dovrei solo sperare che non vi siano insurrezioni del popolo.

Popolo: Ora faremo la cacca qui in strada.
Injo: Non potete farlo!
Popolo: Invece sì: siamo il popolo della libertà.

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