mercoledì 13 febbraio 2008

In crescendo

Solo ieri ci si divertiva per giornate intere al campetto di fronte a casa mia. Due porte costruite alla bell'e meglio, un terreno pieno di buche e qualche arbusto sulle linee del campo. Da fare invidia alla Compagnia dei Celestini. In un campo da calcetto approssimato si arrivava a giocare in venticinque per volta nelle giornate di punta estive con squadre equilibrate sul "tu sei più grande", "tu sei più veloce", "tu sei una merda". Ma si, facciamo un 8 contro 17. Le partite finivano con punteggi improbabili ma l'importante era divertirsi e sudare come porci fino alla notte quando dovevamo portarci le torce per trovare la palla che rotolava nell'erba. E dovevamo litigare coi classici vecchi rompipalle che non volevano che ci infilassimo nei loro garage quando facevamo le grandi partite di nascondino o guardie e ladri. Si correva per tutto il quartiere e a fine giornata non sentivi più le gambe. Dove cazzo credi di andare, sei uscito dalla zona di gioco. Non è vero. Ma si, sei in autostrada. Si, ci si divertiva in un mondo che sembrava eterno. Poi, lentamente, crescendo, ci si perde di vista. Succede sempre così, non si mantengono mai le promesse fatte da bambino, ciò che sembra importante sfuma e svanisce. C'è chi ha scoperto i piaceri della droga, chi quelli dell'alcol, chi quelli del seguire ogni moda, chi ha scoperto i piaceri della droga, chi quello del passare ogni ora libera chiuso in un umido buco affollato ad ascoltare musica elettronica ripetitiva, chi ha scoperto i piaceri della droga (si, sono in tanti ad aver scoperto i piaceri della droga). Quando ripenso a quei giorni felici e spensierati mi sale il cuore in gola. Ora invece devo pensare a tenermi al passo con gli esami, correre dietro ai treni, imparare a destreggiarmi con tutte quelle sigle di INPS, ICI, LOL e tutte le altre. Non ce la posso fare. Vorrei asportarmi il cervello e impiantarlo in un bambino, rivivere con il senno di poi il mio passato. Magari cambiando qualcosa qua e la, tanto per non rifare tutto ugualmente. Anche se, in fondo, se avessi la possibilità di cambiare qualcosa del mio passato, non lo farei, in linea di massima mi piace il mio presente. E' orrendo, ma è profondamente mio.

No, non lo cambierei per nulla al mondo.

O forse si.

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