mercoledì 20 febbraio 2008

Dai, fammi alzare

Rapportandoti con persone dalle scarse aspettative di vita devi comprendere immediatamente il complesso sistema di partite, anticipi, facce tristi per limitare al minimo i danni. Infatti l'uomo medio non è in grado di essere razionale nei confronti del calcio e non è in grado di reagire alla sconfitta della sua squadra. Soprattutto se la sconfitta è stata inferta dalla squadra di quel rompipalle del suo collega. Quello che gliela farà pesare fino al suo funerale, questa sconfitta. Per mia fortuna non me ne frega niente del calcio e di questo posso fregarmene. Però ho notato che la scarsa sportività e la difficoltà ad incassare una vittoria assomiglia in toto a quella di un bambino frignante che gioca.

. Hai iniziato tu!
. Hai barato!
. Era rigore.
. Hai tirato un d20 invece di un d6.

Traslando il discorso, questo si applica su qualsiasi contesto ludico. Basta farsi un giro su qualche sparatutto online per vedere persone che impazziscono ad ogni headshot subito, per non parlare della serie interminabile di scuse propinate se dovesse presentarsi una sconfitta.

Winner vince la partita.
Winner: pwnt!
Loser1: cheater!
Loser2: stupid map
Loser3: lag
Loser4: afk.

Questo è un discorso che rimane vivo sempre. Ricordo che quando ero bambino avevo un vicino di casa dal quale ci si ritrovava a far casino. Uno dei fulcri dei nostri pomeriggi era giocare alla Playstation. Tekken era il prescelto. Tornei ad eliminazione, a rotazione, a punteggi, si passava il tempo insomma. Tekken è il classico gioco cosiddetto picchiaduro. Scegli uno dei personaggi dalla faccia da bruto o dal prominente seno (che è la differenza principale tra un personaggio maschio o femmina) e picchi l'avversario estraendo dal cappello combinazioni di mosse che non conosci e che si presentano in maniera casuale picchiando il più forte possibile sui tasti del pad. Bene, nella nostra compagnia c'era un bambino che a giocare era abbastanza scarso ed quando finiva al tappeto era solito esordire con la frase "Dai, fammi alzare!". Come dire, dai, fammi mangiare la regina. Oppure dai, fammi fare goal. Fatto sta che si incazzava come un animale ogni volta che il suo personaggio veniva massacrato mentre se ne stava disteso a terra. Questo, unito al fatto che non riusciva mai a ricordare qual'era il tasto per rialzarsi rendeva quei pomeriggi altamente spassosi per tutti noi che ce la ridevamo. Non sapevo che fine avesse fatto quel bambino, lentamente ci siamo persi di vista purtroppo. L'ho visto qualche mese fa mentre giocava nella squadra di calcio del paese. Era rimasto una mezza ciofeca come ai tempi della nostra giovinezza e appena prendeva la palla arrivava uno e gliela fregava. Lui immancambilmente cadeva. Dai, fammi alzare.

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