mercoledì 7 ottobre 2009

Status uniti

Ormai è tutta questione di etichette. Dopo vari avvenimenti mi sento depresso, ma se lo dico verrei immediatamente classificato nella categoria di emo/dark di turno. Questo perchè i suddetti usano talmente a sproposito parole e concetti da snaturarne il significato e renderli parte di un sistema più grande. Ad ugual modo se sostengo che il nostro premier abbia fatto qualcosa di buono sarei un vile berlusconiano (e mi parlerei più) mentre se dico che questo è uno dei peggiori esseri umani presenti su suolo italico sarei semplicemente un pericoloso bolscevico. Tutto perde di significato se usato a sproposito, se non sei con Berlusconi sei solo comunista, non c'è alternativa, una dicotomia inviolabile scritta nella pietra. Questo detto da chi del comunismo sa solo due cose: che il logo è la falce e il martello e che erano tremendamente ghiotti di bambini. Ed è proprio questo mutare delle parole che fa evolvere la cultura diventata oggi una cultura dell'apparire e del parlare, spesso apparire ciò che non si è e parlare con parole d'altri. Ce ne sono a bizzeffe d'esempi simili: si pensi ai ristoranti cinesi. Quand'ero bambino io era praticamente una vergogna mangiare cinese o giapponese perchè, cazzo, ma non lo sai, mangiano i gatti. Oggi è diventato figo. Tutti dicono che il sushi è così tremendamente buono, inarrivabile. E spesso questa bontà viene da chi neanche l'ha mai assaggiato.

Cameriere: Cosa ordina, signore?
Avventore: Del sushi.
Cameriere: Benissimo signore!
Avventore: Ben cotto, per favore.

Senza contare che il buonissimo viene spesso da altri fattori diversi dal responso del senso "gusto". È pieno di frequentatori di fumetterie che scaricano gli anime da PirateBay e che si sentirebbero vuoti senza poter dire ai loro amici che sì, diamine, il sushi è proprio una bomba. Status, semplicemente status. Io l'ho provato il sushi: puzza di pescheria e tutti i pezzi hanno lo stesso sapore a prescindere dal colore, dalla forma o dal tipo di pesce. La ricerca dello status porta invece ad insaporirlo, forse è proprio questa spezia che mancava quando l'ho assaggiato io: lo status. Ma ne esistono decine di status, tranquilli, ce n'è per tutti! Come dimenticare lo status d'universitario fuori sede che fa tanto uomo vissuto. Si cerca un'università lontana da casa, possibilmente una laurea dal nome altisonante ma dagli scarsi contenuti per poter prendere ottimi voti senza far nulla in modo da rendere felice papà ed evitare che smetta di pagare, si vive in un appartamento con coinquilini dello stesso sesso e si beve birra. Poi ci si cerca una ragazza, possibilmente del posto perchè, accidenti, mica voglio viaggiare di continuo per l'Italia per correre dietro a questa qui che s'illude d'essere qualcosa di più che un semplice marker del mio status. Diamine, ora sono davvero soddisfatto, e come nei film americani ci saranno ragazze strafighe disponibili, grandi auto sportive e feste a base di birra e cocaina. Film come American Pie e simili hanno rovinato un buon numero di generazione di giovani. Ma alla fine, chissenefrega, tu sei soddisfatto per il tuo status e non per quello che hai raggiunto (un'istruzione, conoscenza, cultura, una ragazza, responsabilità), semplici obiettivi da spuntare sulla tua lista per poter un giorno dire "sì, l'ho fatto". Ottimo. Grande soddisfazione dal profilodi Facebook dove si potrà finalmente scrivere studente universitario.

1 commento:

SCIUSCIA ha detto...

A me il sushi, inteso come la parte del piatto fatta di pesce crudo, piace parecchio.
E' quella merda che ci mettono attorno, che mi fa cacare.