Dopo il primo giorno di studio ho dentro di me essenzialmente tre cose: innanzitutto alcuni dei concetti principali che sono stati oggetti del mio studio. Con essi la convinzione di non riuscire mai ad imparare tutto quanto manca. Poi, ultimo ma non meno importante, ospito virus grossi come salamandre che mi stanno scatenando un'influenza bovina. Già facevo fatica prima a concentrarmi a leggere e memorizzare ste cose, ci mancava pure la malattia. Ma io non mollo, non mi arrendo, ho deciso di dare il meglio nello studio e poi accontentarmi di quel che mi viene assegnato. Anche perchè posso contare su una prova scritta perfetta (tranne un esercizio che proprio non sapevo dove mettere le mani e che mi ha portato sul 25) e quindi ho una solida base di partenza. Ho deciso di accontentarmi e non sbattermi come un mulo per ottenere a tutti i costi il 30 o più. Mi basta qualsiasi voto minimamente sufficiente. Chi si accontenta gode, diceva la canzone.
Già.
Parole, soltanto parole, dice un'altra canzone. La verità è che poi non ci si accontenta mai. E, dentro di me, mi rode. Non sono mai stato un ambizioso, ma rode.
Injo: (non mi interessa che voto prendo mi va benissimo anche 18 mi basta essere ammesso all'orale)
Professoressa (consegnando le prove scritte): Il minimo per essere ammessi alla prova orale e sperare in una votazione sufficiente è 14.
Injo osserva il compito scritto. Valutazione: 14.
Injo: Mi ritiro.
Già.
Parole, soltanto parole, dice un'altra canzone. La verità è che poi non ci si accontenta mai. E, dentro di me, mi rode. Non sono mai stato un ambizioso, ma rode.
Injo: (non mi interessa che voto prendo mi va benissimo anche 18 mi basta essere ammesso all'orale)
Professoressa (consegnando le prove scritte): Il minimo per essere ammessi alla prova orale e sperare in una votazione sufficiente è 14.
Injo osserva il compito scritto. Valutazione: 14.
Injo: Mi ritiro.
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