martedì 2 marzo 2010

Memorie d'un antico tempo

Viene dato troppo valore a ciò che è vecchio, come se qualsiasi cosa si impreziosisse ristagnando qualche tempo. Non è così invece. Ciò che è vecchio e semplicemente vecchio. Qualche vino migliora, qualche formaggio si insaporisce, ma non per tutto questo vale. Pensiamo alla letteratura. In ogni indirizzo superiore dell'attuale sistema scolastico si chiacchiera per un lustro di antichi personaggi che scrivevano perchè non erano in grado di fare altro. E anche scrivere non è che gli riuscisse poi così bene. Erano momenti di svago dei secoli passati, fantasie sessuali celate dietro un'italiano arcaico, versi in rima di dubbio valore. D'Annunzio, uno per tutti, posso capire che può essere interessante materia di studio come personaggio storico ma come autore non valeva veramente una cicca. Copiata l'idea di base da Nietzsche l'ha snaturata dei suoi valori usandola per pura propaganda politica. La pioggia nel pineto, suo scritto celeberrimo, è un'autentica mondezza. Non era altro che un politicante senza fegato che seguiva l'immagine del leader potente del momento, voglioso di scrivere ma incapace di farlo. Un Bondi d'altri tempi, insomma, ma nessuno se ne accorge. Esistono una miriade di autori più interessanti, originali e capaci della maggior parte di quelli presenti sui testi di letteratura, nati dopo il 1900. Per carità, studiare come ci si svagava quattrocento anni fa può interessare qualcuno, ma non può essere studio forzato in scuole (quasi) dell'obbligo. Questa insensata rivalutazione di ciò che è passato si estende poi ad ogni campo. Anche la musica classica. Quando qualcuno vuole fare l'acculturato o l'interessante dice d'ascoltare musica classica evitando accuratamente di svelare che conosce solo la nona di Beethoven e "quella che non mi ricordo come si chiama, quella lì dai, quella di Apocalypse Now con gli elicotteri". In realtà la musica classica era l'hobby di quella gente, come i reality show per l'era attuale. Niente di più. La musica non stagiona col tempo, sempre quella è. A parte il fatto che la musica classica è suonata da gente sempre diversa ed è sempre quella da secoli. Avere a cuore le antiche cose fa sembrare tutti più profondi. O ancora, dopo oltre settant'anni celebrare ancora il Giorno della Memoria. Posso capire l'importanza storica della data ma, per l'appunto, l'importanza è storica. Arriva un momento in cui basta, lo si mette da parte e si va avanti con la vita di tutti i giorni. Perchè gli ipocriti che credono di impedire di dimenticare celebrando il Giorno della Memoria sono tanto ciechi da non rendersi conto d'aver scambiato il rapporto di causa/effetto; si ha infatti che finchè non saranno dimenticati certi fatti storici continuerà a vivere il Giorno della Memoria. Oltre diventerà una semplice festività squallida e dall'origine vuota ed incerta come la Festa della Donna o la Domenica delle Palme. È inutile persistere nell'insegnare in modo approfondità nozioni storiche inutili nelle scuole dell'obbligo (il programma attuale delle scuole elementari arriva fino all'inizio dell'Impero Romano quando ai miei tempi io avevo fatto anche la guerra in Vietnam). Sapere le repubbliche marinare non servirà ad un bel niente a chi non sa nemmeno quali sono le cariche del governo. Eppure si batte sempre sull'imparare questo o quella data a memoria e la storia contemporanea non viene mai minimamente toccata. Poi chi sarà interessato proseguirà negli studi storici, ma non si può dare d'obbligo una formazione di base così sfuggente. Quindi basta, basta con le antichità inutili, basta con le date di questo o quel movimento letterario, basta con le festività futili, basta con le feste anni '70 e basta con l'ipocrisia dell'uomo impegnato. La formazione di base dev'essere rivoluzionata e riadattata ma questo, si sa, rende il popolo pericoloso. Allora è meglio vivere nel passato, dove tutto è già scritto, dove tutto è controllato.

2 commenti:

Joseph YK ha detto...

Hai ragione.
Fossilizzarsi sul passato remoto è l'unico modo per non sapere nulla del presente o del passato prossimo.I miei programmi di storia alle superiori, praticamente finirono dopo la seconda guerra mondiale.E non avevamo mai saltato una lezione eh, in compenso sapevamo tutto dell'illuminismo e della fine dell' 800..molto utile se un giorno dovessi avere una delorean..Poi per fortuna ho recuperato nel tempo libero la parte della prima repubblica, mentre dal 1990 in poi ci pensa marco travaglio :)

JJFlash ha detto...

Sono in generale abbastanza d'accordo con te, un po' meno sulla questione della musica classica. D'accordo, se pensiamo a quelli che si atteggiano, si sparano le pose con la musica classica, e poi manco si ricordano i titoli di due brani in croce, è un conto. Poi, boh, magari quella musica non stagiona, ma neanche marcisce. Il filtro del tempo non è necessariamente una fessaria. Ci possono essere strutture e arrangiamenti che sopravvivono al test del tempo. A 12-13 anni apprezzai per la prima volta il Bolero di Ravel, sostanzialmente perché era musica house ante-litteram. Col passar del tempo, molto piano piano, ho iniziato ad apprezzare sempre più roba, tipo i Pianeti di Holst. Senza che nessuno m'avesse mai detto che _dovevo_ apprezzarlo, così come nessuno m'ha mai spiegato la bellezza di un tramonto. Non è sempre bene buttare le memorie nel cesso, insomma. Come c'è tanta merda lì, c'è anche roba valida, si tratta di selezionare (sport assai poco praticato oggigiorno, che ce ne sarebbe tanto bisogno signoramia). Sicuramente la roba del passato andrebbe proposta, non imposta. Chi si appassiona poi approfondisce per i fatti suoi, come giustamente suggerisci tu.