giovedì 11 marzo 2010

Quarto potere di terza mano

Mi ricordo di quando il giornalista era una persona seria, una professione difficile per la quale si doveva addirittura studiare, prendere una laurea ed iscriversi ad un apposito albo. Beh, effettivamente dal punto di vista burocratico niente è cambiato, se non che nella sostanza ora il giornalista non deve più sudare per scrivere un pezzo, non deve più contattare le sue fonti per ottenere una notizia o del materiale. Semplicemente va su internet. Al mattino leggo il giornale e cosa vedo? Le stesse medesime notizie con gli stessi spazi e le stesse espressioni che alla sera prima erano al telegiornale. Ma il telegiornale a sua volta le aveva rubate su internet, prese pari pari dalla home page dell'Ansa o simili, senza neanche sforzarsi di aprire le bacheche per vedere se c'è qualcos'altro dentro oltre ai contenuti in primo piano. I giornali riciclano pure le stesse fotografie. Quindi ormai il giornalista non è altro che un navigatore di internet. I titoli li scopiazzano, le notizie le ricicliano e le riscrivono basandosi semplicemente su una singola fonte, le grafiche sono tutte prese da Google Maps, le foto prese da Facebook o Netlog. O magari sono io che non lo so, magari è sempre stato così anche prima di internet, con altri mezzi, non posso escluderlo. Ma almeno prima non era così palese.

Nessun commento: