sabato 1 marzo 2008

La mala vita

Noi consideriamo la malattia come un'alterazione dello stato fisiologico di un organismo vivente in grado di modificare negativamente o annullare le normali funzionalità corporee dell'organismo stesso. Partire da questa definizione scolastica e paradossale però non mi porta dove voglio quindi pettinando la notizia parto dalla definizione reale di malattia.

Injo: Cos'è la malattia?
Dottore: E' quando stai male.

Bene. Ora trasliamo la proprietà "quando stai male" a momenti in cui però non vi è reale malattia. Infatti l'essere umano fin da quando nasce è destinato a soffrire e star male per i motivi più disparati (sono un fallito, lei non mi ama, ho il dito chiuso nella portiera della macchina). Possiamo quindi a tutti gli effetti trascrivere la parola vita sotto la lista delle malattie peggiori, quelle che durano per tutta la vita. Non sembra esserci alcun modo per porre fine alla sofferenza della vita. Battito cardiaco continuo, respirazione polmonare, contrazioni muscolari controllate, elaborazione di pensieri, come mettere fine a tutti questi sintomi? Per i dottori ancora non vi è una risposta definitiva e i tentativi personali di coloro che hanno tentato nuove sperimentazioni hanno sempre avuto scarsi risultati (spesso con le gambe penzolanti a mezz'aria ed uno sgabello rovesciato al fianco). La cosa più terribile della vita è che non ha un tasso di mortalità esatto. Si muore, è certo, ma non si sa mai in quanto tempo lasciando sempre sulle spine l'essere umano che potrebbe venire a mancare in ogni momento.

Sinistro Mietitore: La tua ora è giunta.
Injo: Avevo appena lavato la macchina.

Sarebbe meglio avere una malattia grave, come una scadenza, un conto alla rovescia; quando arriva a zero, bang, stecchito. Per questa nostra società grottescamente consumista può sembrare una follia ma sapere con esattezza l'ora della nostra morte porterebbe anche ad un risparmio a livello economico limitando gli sprechi di merce. Almeno per sapere che non vale la pena di comprarsi quel nuovo paio di scarpe, dopotutto.

Dio: Vi ho lasciato il libero arbitrio.

Già, bel libero arbitrio. Vivere sulla lama del rasoio con la possibilità di cadere in ogni momento e rimanerci secchi. Un giorno stai da dio e il giorno dopo ti svegli dentro una bara. Oppure tumori grossi come tartufi che crescono durante la notte. Conosco un mucchio di gente morta senza una vera causa. Morte naturale, dicono. Naturale sicuramente, visto che quella artificiale si chiama omicidio o suicidio, ma quale? Senza parlare di quelli che si schiantano in autostrada ai 180Km/h e si scheggiano un dente per poi morire cadendo dal pianerottolo di casa. Si, penso che potendo scegliere, in fondo vorrei proprio sapere il momento esatto della mia morte. Anche solo per organizzarmi e mandare a farsi fottere chi se lo merita, prima del grande buio.

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