martedì 19 ottobre 2010

Vendetta del popolo

Ci ho provato, davvero. Ci ho provato a non scriverne. Ma loro insistono, continuano, alimentano la mia voglia di dire qualcosa. La conclusione è palese da queste righe: hanno vinto sul mio autocontrollo. Sarah Scazzi. Mannaggia a lei. Tutta la gente che non la conosce ora la ama. Tutti ne parlano, ogni trasmissione televisiva, ogni giornale, ogni sito internet di informazione, ogni social network. C'è in ballo una riforma universitaria oscena, ma non è importante. Il governo è al limite del crollo, ma non è importante. La disoccupazione è ai massimi, ma non è importante. Esiste solo Sarah. Se non la facevano sparire quaranta giorni prima di tirarla fuori dal cilindro, questa Sarah non se la sarebbe cagata nessuno. E invece eccola qui, i telegiornali aumentano l'hype al massimo e quando avviene il prodigio (trovano il cadavere) è tutto uno scoppiare di lacrime, frasi dolci su Facebook, tributi in suo onore su YouTube. Sai che onore alla memoria, un video caricato su YouTube da uno sconosciuto. Grazie tante. E poi le minacce di morte allo zio, datelo al popolo, uccidetelo, impiccatelo, sì, perchè deve morire, perchè non rispetta la vita. Uccidiamo chi non rispetta la vita. Uccidiamo. Chi non rispetta la vita. Ci sono problemi nelle implicazioni logiche. Senza considerare che ora lo zio è subito lo zio orco per ogni telegiornale o utente di Facebook, prima della confessione, prima delle prove, prima del processo. Queste persone, le stesse che proclamano l'innocenza fino al terzo grado di giudizio, le stesse che difendono Berlusconi anche dopo gravi sentenze definitive, in questo caso no, no, ha ucciso una ragazzina che neanche si conosce e mai si sarebbe conosciuta e così deve essere impiccato. Ucciso. Torturato. Straziato. Ed ora anche la cugina, prima vittima, poi la polizia la interroga ed ora è già un'assassina da seppellire accanto al padre. Opinioni che cambiano in un lampo su un crimine che ha rovinato una persona. Giudizi che non cambiano mai su persone che rovinano un'intera nazione. Entrambi giudizi dello stesso gruppo di persone. Ancora problemi di logica. Assenza anche del più minimo dubbio. Perchè chi dice "sono innocente" deve essere giudicato tale, ma chi dice "sono colpevole" dev'essere subito ammazzato e torturato. Perchè la giustizia è solo per i colpevoli che si dicono innocenti, che non confessano, che non cedono. La Franzoni. La Knox. Eppure il dubbio dovrebbe venire, dalle azioni dello zio. Perchè, o c'è qualcosa sotto, o è veramente l'assassino più stupido che abbia mai calcato questo pianeta. Il dubbio deve sorgere. Così come il dubbio deve sorgere sul fatto compiuto. Si chiama stupro, dopo la morte? Un cadavere non può dire no o sì, è un oggetto. Come un divano. Possiamo parlare di stupro di un divano se mi ci siedo senza che lui sia d'accordo? Quindi si tratta solo di vilipedio di cadavere, alla fine. Assassinio e vilipendio. Come le decine di ragazzetti neopatentati ubriachi che tirano sotto la gente e la lasciano a morire spalmati sull'asfalto. Ragazzi che sono sicuramente un sottoinsieme dei ragazzi che ora fanno tutti i vendicativi su Facebook. Gli stessi. Alla fine tutto si riduce ad azioni e conseguenze logiche, logica che in una situazione del genere, e in tante altre simili, non esiste in nessun modo. Non c'è illogicità, questo no, ma le regole delle logica mutano. Non si sa come, non si sa perchè. Si può concludere con un ultimo appunto sulla logicità della legge: si una pena più severa per stupro ed omicidio o per omicidio e vilipendio di cadavere? Il risultato finale è il medesimo, ma la seconda scelta è molto più facile da mettere in pratica senza contare che, dal punto pratico, è molto meno doloroso per la vittima, quindi la punizione dovrebbe essere più blanda. La vità pratica non segue le regole dell'algebra commutativa. E la legge?

lunedì 18 ottobre 2010

mercoledì 6 ottobre 2010

Grazzie Gogle


Grazie per l'ossimoro definitivo.