martedì 30 marzo 2010

Il mio inatteso incontro

S.: Uh, ciaooo!
Injo: Ciao.
S.: Quanto tempo, saranno dieci anni! Cosa fai ora?
Injo: Studio. A Bologna.
S.: Ah, ecco perchè non ti incontro mai in giro!
Injo: Sì, dev'essere per questo.

lunedì 22 marzo 2010

Quello che ho e quello che non sono

Ho un tot di cose da dire e da scrivere e le ho da un po' di tempo, ma non ne ho lo stimolo reale. Avere il blocco dello scrittore senza essere uno scrittore non è bello. È come avere il gomito del tennista senza essere un tennista o essere una testa di cazzo senza essere un cazzo.

lunedì 15 marzo 2010

Ricercatori di cose che esistono già

Ci sono una miriade di laureati in economia, scienze politiche, diritto vario e 'ste cose così. Di altri campi ce ne sono molti di meno, come nelle discipline scientifiche. Questo viene dall'ovvio fatto che le prime offrono un lavoro sicuro nella fabbrichetta, aziendina, consiglietto comunale di papino o cose del genere mentre le seconde no. Pazienza. La cosa che non capisco è che, nonostante questa mole di persone dalle lauree piane, tali facoltà hanno sempre professori che vengono da Firenze, da Milano, da Torino. Dal sud mai, sarebbe scadere di valore. Le facoltà scientifiche, invece, hanno sempre professori in loco. È una cosa che mi ha sempre incuriosito. Anche per il fatto che, oh, la legge è sempre quella, per insegnare un corso di diritto non ci vuole questa gran maestria, basta leggere i codici e fine quindi neanche a dire che si chiamano specialisti da fuori. Specialisti più giustificabili nella zona scientifica o ingegneristica, in realtà. I mille misteri di ciò che è futile.

sabato 13 marzo 2010

Rubare legalmente si può

Sto seguendo un corso di introduzione alla modellizzazione matematica dei mercati finanziari. Sto anche giocherellando (senza troppo coinvolgimento, veramente) ad una sorta di fanta-borsa. Sto facendo abbastanza soldi, tra parentesi. Guardandomi dunque qua e là in quest'ambito, ho avuto modo di farmi un'idea un poco più precisa, cosa che ha peggiorato la mia opinione in proposito più di quanto non lo fosse già. Lo speculatore finanziario è ormai un lavoro per molti, un lavoro legale che però mi riesce difficile da scindere dal significato negativo della parola "speculare" (non in riferimento agli specchi, l'altro significato). Probabilmente questo perchè effettivamente non c'è una vera distinzione tra le due cose. Uno speculatore (o un trader, chiamatelo come volete) è un ladro ed un approfittatore. È una persona che da il proprio appoggio alle aziende e poi ne porta via i soldi quando queste glieli rivalutano. Crea soldi dal nulla, soldi non legati ad alcun valore reale, soldi utopici con i quali generalmente pagano ville, diciottenni ed automobili meno utopiche. Senza contare le regole di tale mondo: tutti si sforzano di capire il momento giusto per operare leggendo i grafici, vedendo i movimenti. "Vedi, qui è sceso fino a questo punto quindi ora se sale oltre questa soglia il suo valore si alzerà enormemente!". Cazzate. Il valore dei titoli viaggia in modo totalmente aleatorio. Basta una news per distruggere tutte le previsioni. Basta che uno decida che si è seccato di quel titolo e lo venda che tutti subito dietro a vendere. Non è il mercato che muove gli speculatori, sono gli speculatori che fanno oscillare il mercato. La cosa splendida è che queste regole assurde di lettura dei grafici fanno totalmente gola a chi ci è dentro. Poi magari se, dopo che ti hanno spiegato una teoria, ad esempio quella del testa-spalle, tu gli chiedi perchè succede questo, loro si fanno scuri in volto. Regole sciocche, non scritte e senza alcun legame con la realtà ma che diventano reali perchè tutti le seguono e quindi tutti contribuiscono a far si che le regole siano sempre più verosimili. Ma ancora una volta c'è l'errore: non sono gli speculatori a seguire le regole della lettura dei grafici, sono loro a provocarle. Sono in grado in questo modo di fare i soldi o di rovinare la gente o le aziende senza fare altro che una telefonata. Giocano coi soldi degli altri e si arricchiscono alle loro spalle sfruttando come topi le garanzie del sistema, sfruttandole a loro favore, reinterpretandone lo scopo. Poi se uno fa dell'aggiotaggio tutti si arrabbiano e lo condannano perchè lui sta rubando. Eh, no. Non ci possono essere diversi livelli di furto, o si ruba tutti o non si ruba nessuno. E se lui è stato più furbo di voi a rubare, perchè dovete castigarlo? Rubate, cari, rubate finchè dura questo sistema economico di rappresentanza del valore invece che di valore reale perchè dopo saranno cazzi acidi. Voglio vedere chi se la prende la vostra laurea in Economia e Commercio quando l'umanità rinsavirà capendo che i soldi devono essere legati al valore e non essere un numero su un estratto conto.

venerdì 12 marzo 2010

La (solita) Sol Fa

Ho visto una di quelle trasmissioni idiote da pomeriggio di weekend. Si dicuteva del Festival di Sanremo (andranno avanti per inerzia per mesi e mesi) e del possibile (certo) plagio della canzone di Pupo, pari pari ad Over The Rainbow. Così Katia Ricciarelli, che in teoria dovrebbe essere una cantante e quindi dovrebbe capirci qualcosa di musica, se ne esce con la fantastica "ma sì, dai, le note sono sette!". Ora, capisco essere stupidi, non è colpa di nessuno se si stupidi, stupidi purtroppo ci si nasce ma ci si diventa anche e comunque quando sei stupido stupido rimani e non ci fai niente, non voglio dire questo, ma per fare un'affermazione del genere oltre a stupido, cosa che ci può stare ho già detto, uno deve anche essere ignorante, cosa ben più grave in quanto l'ignoranza si può cancellare semplicemente attivando la mente e guardandosi attorno quindi se uno è d'una ignoranza nera come lo spazio significa che è felice del suo non sapere. Bene. Le note sono sette. Questo mette in risalto un certo numero di caratteristiche della musica italiana. Innanzitutto sono tutte canzonette dal testo scialbo, ma questo non fa parte della discussione. Il problema è che sono tutte canzonette arraggiate in quattro e quattr'otto suonando i soliti giri di chitarra, i soliti accordi, i soliti arpeggi. I più brillanti trasformano tutto al pianoforte, ma la sostanza è quella. E quindi ok, le note sono sette, gli accordi sono un po' di più ma è ovvio che prima o poi si ripetono, soprattutto considerato che 'ste canzonette sono tutte suonate con lo stesso ritmo. Ecco, la Ricciarelli sguazza nella sua ignoranza credendo che le canzonette italiano siano tutto il panorama musicale. Si sbaglia. Potrei citare decine e decine di generi che anche ascoltandoli per anni non sentirebbero il bisogno di ripetere se stessi. Questo viene a causa di una cosa chiamata abilità compositiva, cosa che gli italiani non hanno e che la Ricciarelli addirittura ignora. Quindi è ignorante. Ma perchè accade ciò? Semplice. Esistono un certo numero di variabili. Le note sono sette (veramente le note sono dodici contanto tutti i semitoni di un'ottava, quindi il ragionamento è già sbagliato in partenza) ma le combinazioni tra queste, anche limitandosi solo a quelle che suonano bene insieme, sono enormemente di più. Senza contare i possibili ritmi. I tempi. Le pause. Le diverse ottave. Le melodie. Gli strumenti. Lo stile. Le sfumatore. Decine e decine di variabili che sono in grado di generare possibilità pressochè infinite, anzi, sicuramente infinite. Ma se siete tra gli sfortunati che considerano La Canzone del Sole un pezzo di vera musica e che quella sia abilità nel comporre musica, beh, allora sì, le note sono sette e buonanotte.

giovedì 11 marzo 2010

Quarto potere di terza mano

Mi ricordo di quando il giornalista era una persona seria, una professione difficile per la quale si doveva addirittura studiare, prendere una laurea ed iscriversi ad un apposito albo. Beh, effettivamente dal punto di vista burocratico niente è cambiato, se non che nella sostanza ora il giornalista non deve più sudare per scrivere un pezzo, non deve più contattare le sue fonti per ottenere una notizia o del materiale. Semplicemente va su internet. Al mattino leggo il giornale e cosa vedo? Le stesse medesime notizie con gli stessi spazi e le stesse espressioni che alla sera prima erano al telegiornale. Ma il telegiornale a sua volta le aveva rubate su internet, prese pari pari dalla home page dell'Ansa o simili, senza neanche sforzarsi di aprire le bacheche per vedere se c'è qualcos'altro dentro oltre ai contenuti in primo piano. I giornali riciclano pure le stesse fotografie. Quindi ormai il giornalista non è altro che un navigatore di internet. I titoli li scopiazzano, le notizie le ricicliano e le riscrivono basandosi semplicemente su una singola fonte, le grafiche sono tutte prese da Google Maps, le foto prese da Facebook o Netlog. O magari sono io che non lo so, magari è sempre stato così anche prima di internet, con altri mezzi, non posso escluderlo. Ma almeno prima non era così palese.

domenica 7 marzo 2010

Pregiudicato

La gente che critica i pregiudizi sbaglia. I pregiudizi sono buoni e giusti. Sono i pregiudizi sterili, quelli appoggiati sul nulla e sui luoghi comuni ad essere sbagliati. Per quanto ci si provi, ognuno avrà anche di questi secondi, ma i primi sicuramente tutti li hanno. E devono esserci, per forza. Il pregiudizio è ormai visto come una congettura malevola formulata a priori, ma in realtà c'è di più. Se vedo del fuoco, io ho un pregiudizio sul fuoco: se ci metto la mano, fa male. Semplice e giusto. Non c'è la possibilità che le cose vadano diversamente, non c'è da dare una seconda possibilità al fuoco, posso tranquillamente fare di tutta l'erba un fascio senza passare per l'ottuso dalla mente chiusa. Questi pregiudizi non sono infatti giacenti sul vuoto ma vengono forgiati dall'esperienza di ognuno che, a priori, saprà come affrontare certe situazioni. Questo ci evita anche di sperimentare la ruvidità di una sega a motore in azione con la mano o di cercare di fermare un autotreno in corsa coi polpastrelli. Quindi se dico che le donne che comprano Donna Moderna sono tutte frivole, che gli uomini che comprano la Gazzetta dello Sport sono idioti e che i ragazzi che vanno in discoteca ci vanno solo per bere, drogarsi e fottere non sono pregiudizi dal quale dissociarsi e fare del buonismo, sono semplici verità oggettive discendenti da evidenze reali.

sabato 6 marzo 2010

Consigli per gli acquisti

Par condicio dovrebbe avere il significato di dare a tutti la stessa possibilità di farsi conoscere. Come da tratizione, però, il significato viene stravolto e par condicio significa non dare più spazio a nessuno. Anche se, effettivamente, c'è da chiedersi se il valore di ciò sia reale. Cioè, io non voterei mai qualcuno perchè vedo un poster sudicio attaccato abusivamente su qualche muro che mi dice di votare qualcuno. Credo che la pubblicità in generale sia fallita. Ok far conoscere il proprio nuovo prodotto, ok mostrare ogni tanto che questo prodotto esiste ancora ma non vi è alcuna utilità nel continuare a pagare pubblicità per un'azienda. Le Gocciole, i biscotti, esistono sempre uguali da almeno quindici anni e ancora fanno nuove pubblicità e la trasmettono incessantemente ad ogni ora. basta. Le conoscono tutti ormai, perchè continuare a buttare soldi? O ancora, come può essere utile alla promozione di un prodotto una di quelle pubblicità con modelle e modelli glabri, unti e storditi in espliciti atteggiamente sessuali e commentate da indecifrabili biascicature in francese? Come si fa a pubblicizzare un profumo via televisione, per dio. Credo che tutti questi imprenditori, per così dire, non si chiedano neanche più se la pubblicità sia effettivamente utile o meno ma continuano a pagarla perchè credono sia importante far sentire la propria presenza. E buttano al vento cifre inimmaginabili. Tipo la pubblicità di Calzedonia che va in questo periodo sulla Mediaset, quasi cinque minuti di un bellimbusto seminudo col mento da gibbone che pensa di quale colore mettersi i calzini. Ma oltre alla televisione, anche su internet sta dilagando questa modo della pubblicità facile. Siti praticamente vuoti con la pubblicità perchè "almeno ci faccio dei soldi". Ma chi ci clicca sui Google Ads? Quei siti sono meno raccomandabili di quelli consigliati da Tuttogratis.it. Ma grazie a questo sdoganamento ora la pubblicità è in ogni forum/blog/sito personale, gente che si fa hostare gratis e poi riempie di pubblicità sperando che qualche allocco clicchi erroneamente su un banner per guadagnare quel mezzo centesimo. E poi, diciamolo, avere la pubblicità fa tanto sito importante, anche se i contenuti sono inesistenti. Ma ancora, pubblicità prima dei video di YouTube (chi l'ha inventato dovrebbe cuocere sulla griglia di Satana per l'eternità a venire), pubblicità che insultano la comune intelligenza ("Sei il milionesimo cliente!", "Prima ero così, ora sono così", Ehy, ciao, sono di *città_vicino_alla_tua*, ti va di chattare?"), popup selvaggi fino ad arrivare al definitivo reindirizzamento. Ci sono siti che quando li visiti, ti reindirizzano automaticamente ad una pagina di annunci inutili, così se vuoi visitare il sito devi interrompere il caricamento della pagina al momento giusto. Questa gente è disposta a non farsi visitare, per guadagnare quel mezzo centesimo. Quando l'avidità incontra la stupidità, il mondo va in pezzi.

venerdì 5 marzo 2010

Introduzione sistema capitalista per piccoli imprenditori

C'è questo Signor P. che è il proprietario di una certa Azienda che produce Oggetti. Questi Oggetti sono fatti di materie prime di poco prezzo e vengono venduti a prezzi esorbitanti quindi potrebbero essere Oggetti di moda o simili, ma non è questo l'importante, l'importante è che vengono prodotti utilizzando macchinari pesanti e potenti. Ci sono rulli compressori in grado di sottilettizzare un essere umano adulto in dodici secondi o affettatrici che sfilettano la ghisa come fosse burro. Roba seria, insomma. Ovviamente gli Oggetti vengono venduti ad un certo prezzo e questo fa entrare soldi e il Signor P. ama i soldi. Quindi il Signor P. è felice. Ma non è molto felice e scopre che nonostante sia pieno di soldi potrebbe essere ancor più pieno di soldi e, come ho già detto, a lui piacciono i soldi. Potrebbe costruire più Oggetti innalzando i ritmi di produzione così da poterne vendere di più. Più Oggetti, più vendite. Più vendite, più soldi. E già sappiamo come la pensa il Signor P. in proposito. Fatto sta che, ok, il Signor P. va dal responsabile (il Signor R.) e gli dice di aumentare i ritmi. Il Signor R. non sembra particolarmente convinto, così il Signor P. gli spiega questa faccenda dei soldi; il Signor R. approva. Gli operai lavorano quindi a ritmo serrato e producono più Oggetti. Ma si stancano anche di più e, bam, all'improvviso uno infila una mano nei rulli compressori di prima, quelli che sottilettizzano le persone. Il Signor R. blocca le macchine, la produzione si ferma e tirano fuori l'operaio e ripartono. Il Signor P. è contento che l'operaio si sia salvato ma al rendimento di fine mese nota che la produzione è rimasta indietro a causa dell'incidente e del blocco delle macchine e quelle cose lì. Allora licenzia il Signor R. ed assume un nuovo responsabile che casualmente si chiama anche lui Signor R. ma è più affine alle esigenze dell'Azienda rispetto al predecessore. Si torna al lavoro e succede nuovamente un incidente uguale al primo. Il Signor R. esita, e infine decide di bloccare la produzione per tirar fuori l'operaio che se ne esce con un braccio in filigrana. Ancora una volta a fine mese si è rimasti indietro nella produzione, il Signor R. viene cacciato e il suo posto viene preso dal Signor R., un nuovo responsabile un po' più affine alle esigenze dell'Azienda. La storia va avanti così finchè il Signor P. non trova un responsabile Signor R. tanto affine alle esigenze dell'Azienda da non passargli nemmeno per la mente di fermare la produzione se un operaio diventa sottile quanto una fetta di prosciutto. Così entrano una montagna di soldi nelle tasche del Signor P. e questo gli piace decisamente. Dopo qualche tempo però la produzione rallenta perchè tutti gli operai sono morti sotto qualche macchina e nessuno vuole più lavorare nell'Azienda, è troppo pericoloso. Quindi il Signor P. ci pensa su e dice che, sì, è bello avere molti soldi, ma averne pochi è sempre meglio che non averne e dover chiudere l'azienda. Quindi riassume il primo Signor R. e l'Azienda riprende a lavorare. Ma nel frattempo tutti gli altri Signor P. del mondo, tutti proprietari di Aziende, vedendo i competitivi prezzi del nostro Signor P. hanno anche loro intensificato le produzioni. Allora il Signor P. non riesce più a vendere i suoi prodotti a prezzi competitivi a causa dello sbilanciamento di mercato creato da lui stesso. Quindi decide un giorno di chiudere l'Azienda: saluta gli operai e il Signor R., chiude la saracinesca e dice addio al suo stabile. Quella sera bacia sua moglie e fanno l'amore come non accadeva da decenni ormai, si fuma una sigaretta anche se ormai ha smesso e si fa un bicchierino di Brandy contemplando il cielo e la Luna e le stelle attraverso la finestra del suo studio. Il mattino successivo lo trovano appeso per la cravatta al lampadario vittoriano comprato con l'ultimo stipendio.

giovedì 4 marzo 2010

È stato nominato

Ma non si era in par condicio? No perchè mi sembra che si continui a parlare del PdL che verrà escluso dalle elezioni a causa di qualche violazione burocratica. Ho visto un servizio bellissimo su Studio Aperto (l'unico Tg disponibile nel mio orario di pranzo da pensionato) in cui, sopra una musica da film francese, si diceva che sì, è proprio un gran peccato che la democrazia sarà negata in questo modo impedendo al popolo sovrano di esprimere la propria preferenza, arrivando a pronunciare la parola "golpe". A parte l'accostamento ridicolo del tentativo di colpo di stato alle elezioni regionali, c'è da dire che la lista è stata esclusa per un motivo reale. Burocratico, sì, ma la legge è burocrazia. Quindi si deve decidere se fare uno strappo alla regola (infrangerla) e dare la possibilità ugualmente alla lista o se tenerla fuori come dice la legge. Per dire, se mi iscrivessi io con il mio Partito Nazi-Fasci-Pedo-Xeno-Comunista Per Una Nuova Dittatura probabilmente verrei escluso per aver violato questa e quest'altra legge. E allora perchè io no e loro sì? Perchè loro sono un partito di maggioranza? Beh, un partito come quello su proposto otterrebbe ottimi risultati, non da maggioranza, ma rilevanti, ne sono convinto. Perchè dunque fare discriminazione sul tipo di legge infranta? Prevedo l'arrivo di un decreto legge di massima urgenza e priorità.

martedì 2 marzo 2010

Memorie d'un antico tempo

Viene dato troppo valore a ciò che è vecchio, come se qualsiasi cosa si impreziosisse ristagnando qualche tempo. Non è così invece. Ciò che è vecchio e semplicemente vecchio. Qualche vino migliora, qualche formaggio si insaporisce, ma non per tutto questo vale. Pensiamo alla letteratura. In ogni indirizzo superiore dell'attuale sistema scolastico si chiacchiera per un lustro di antichi personaggi che scrivevano perchè non erano in grado di fare altro. E anche scrivere non è che gli riuscisse poi così bene. Erano momenti di svago dei secoli passati, fantasie sessuali celate dietro un'italiano arcaico, versi in rima di dubbio valore. D'Annunzio, uno per tutti, posso capire che può essere interessante materia di studio come personaggio storico ma come autore non valeva veramente una cicca. Copiata l'idea di base da Nietzsche l'ha snaturata dei suoi valori usandola per pura propaganda politica. La pioggia nel pineto, suo scritto celeberrimo, è un'autentica mondezza. Non era altro che un politicante senza fegato che seguiva l'immagine del leader potente del momento, voglioso di scrivere ma incapace di farlo. Un Bondi d'altri tempi, insomma, ma nessuno se ne accorge. Esistono una miriade di autori più interessanti, originali e capaci della maggior parte di quelli presenti sui testi di letteratura, nati dopo il 1900. Per carità, studiare come ci si svagava quattrocento anni fa può interessare qualcuno, ma non può essere studio forzato in scuole (quasi) dell'obbligo. Questa insensata rivalutazione di ciò che è passato si estende poi ad ogni campo. Anche la musica classica. Quando qualcuno vuole fare l'acculturato o l'interessante dice d'ascoltare musica classica evitando accuratamente di svelare che conosce solo la nona di Beethoven e "quella che non mi ricordo come si chiama, quella lì dai, quella di Apocalypse Now con gli elicotteri". In realtà la musica classica era l'hobby di quella gente, come i reality show per l'era attuale. Niente di più. La musica non stagiona col tempo, sempre quella è. A parte il fatto che la musica classica è suonata da gente sempre diversa ed è sempre quella da secoli. Avere a cuore le antiche cose fa sembrare tutti più profondi. O ancora, dopo oltre settant'anni celebrare ancora il Giorno della Memoria. Posso capire l'importanza storica della data ma, per l'appunto, l'importanza è storica. Arriva un momento in cui basta, lo si mette da parte e si va avanti con la vita di tutti i giorni. Perchè gli ipocriti che credono di impedire di dimenticare celebrando il Giorno della Memoria sono tanto ciechi da non rendersi conto d'aver scambiato il rapporto di causa/effetto; si ha infatti che finchè non saranno dimenticati certi fatti storici continuerà a vivere il Giorno della Memoria. Oltre diventerà una semplice festività squallida e dall'origine vuota ed incerta come la Festa della Donna o la Domenica delle Palme. È inutile persistere nell'insegnare in modo approfondità nozioni storiche inutili nelle scuole dell'obbligo (il programma attuale delle scuole elementari arriva fino all'inizio dell'Impero Romano quando ai miei tempi io avevo fatto anche la guerra in Vietnam). Sapere le repubbliche marinare non servirà ad un bel niente a chi non sa nemmeno quali sono le cariche del governo. Eppure si batte sempre sull'imparare questo o quella data a memoria e la storia contemporanea non viene mai minimamente toccata. Poi chi sarà interessato proseguirà negli studi storici, ma non si può dare d'obbligo una formazione di base così sfuggente. Quindi basta, basta con le antichità inutili, basta con le date di questo o quel movimento letterario, basta con le festività futili, basta con le feste anni '70 e basta con l'ipocrisia dell'uomo impegnato. La formazione di base dev'essere rivoluzionata e riadattata ma questo, si sa, rende il popolo pericoloso. Allora è meglio vivere nel passato, dove tutto è già scritto, dove tutto è controllato.