mercoledì 30 gennaio 2008

All your base are belong to U.S.

Come sarebbe il mondo se la Germania nazista avesse vinto la guerra? Come adesso ma con meno ebrei. Se andiamo a spulciare i film che parlano di futuro di mezzo secolo fa vediamo che sono principalmente di due tipi, quelli che parlano dello spazio e quelli che ipotizzano un futuro controllato da un despota. Distopia, si chiama. Beh, il nostro stato despota sono gli Stati Uniti. La forza industriale più grande del mondo che si rifiuta di firmare il Protocollo di Kyoto. Lo stato che se ne fotte di cosa dice l'ONU e va a dare la caccia alle armi di distruzioni di massa di Saddam. Le armi non le hanno trovate ma era un peccato aver fatto un viaggio a vuoto quindi ne hanno approfittato per esportare un po' di democrazia. Hanno inventato un dispenser automatico che regala dolci pillole di democrazia ad una cadenza di 700 pillole al minuto per una gittata di 200 metri. MP5, lo chiamano. Essere il presidente degli USA quindi è la carica più influente per quanto riguarda l'equilibrio mondiale, politico ed economico. Ora pensate se Hillary Clinton riesce a farsi eleggere, il primo presidente americano donna. Un individuo che ogni 28 giorni viene invaso da una tempesta ormonale da far sragionare. Finchè capita alle mie insegnanti le mando a fanculo tra i denti ma se capita al presidente degli USA ci scappa la terza guerra mondiale. Ora basta altrimenti mi danno del sessista. Torniamo a parlare dello stato despota che se ne frega di tutti e di tutto e fa quello che gli pare.

USA: Ora invadiamo l'Egitto, vogliamo le piramidi.
ONU: No, fermi, non potete!
USA: Provate a fermarci. Magari c'è un po' di democrazia anche per voi, dopo.

L'unico modo è evitare che ci sia una nazione nettamente prevalente sulle altre. Se togliessimo di mezzo gli USA credo che la situazione sia più equilibrata. Escludiamo il Vaticano, parliamo di situazione politica ed economica non di favole. Ora, quale carta possiamo giocarci contro di loro? Beh, gli USA sono un'isola. Un'isola enorme ma comunque un'isola. E il petrolio ce l'abbiamo noi. E' inutile che strizzate quella spugnetta di Alaska, il grosso sta qua dai sultani. Via con un bell'embargo allora. E che vengano pure a bombardare, dopo due o tre viaggi transoceanici voglio vedere con quale carburante faranno volare i loro aerei. Le soluzioni che si presentano sono quindi le seguenti:

Soluzione "Ehy, parliamone!": Gli USA riconoscono che hanno sbagliato e trattano.

Soluzione "Non mi arrenderò mai!": Gli USA si chiudono nel loro piccolo mondo. La nazione è allo sfascio, il popolo chiede la resa. Il presidente dichiara "mai, dovranno passare sul mio cadavere". Il popolo massacra il presidente e chiede la resa tramite un video su YouTube.

Soluzione "Vi trascinerò in fondo con me!": Gli USA sparano testate nucleari su tutto il globo. Scattano le controffensive contro di loro. Muoiono tutti. Fine della razza umana.

Soluzione "Chi è l'isola, adesso?": Gli USA sviluppano sistemi ad energie alternative. Sfruttano le nuove tecnologie per costruire un potente esercito e conquistano il mondo. Il problema dell'ecologia è risolto e non necessitiamo più del Protocollo di Kyoto.

Soluzione "Ci arrendiamo. Davvero.": Gli USA si arrendono e in segno di resa donano al mondo un grande cavallo di legno.

Come vedete dalle prospettive, il gioco vale la candela.

Scienziato: Il continente americano non è un'isola! Si dice isola un territorio nel quale il clima è influenzato dal mare per tutta la sua estensione, cosa che non accade in America!
Injo: Mica vuoi una raffica di democrazia pure tu?

martedì 29 gennaio 2008

Lui, lui e l'altro

Provate a connettervi ad IRC ed andate a chattare in #sesso con un nickname vagamente femminile. Immediatamente riceverete decide e decine di messaggi privati da vari di utenti di quel canale. Mi viene da chiedermi per quale motivo così tanta gente si mette di fronte ad una chat in attesa dell'ingresso di un nickname per poi tempestarla di domande (ciao, di dove sei, sei carina, ti piace farti umiliare pubblicamente). Ragazzetti, si pensa. Invece no, si trova gente che raggiunge la cinquantina per nulla preoccupati di parlare di certe cose con ragazzette. Ragazze che, per inciso, non esistono. Sfatiamo questo mito delle sgualdrinelle online. Se una ragazza vuole fare la sgualdrinella, esce e si fa fare l'ispezione vaginale dal primo ragazzo che passa. La donna ha questo a suo favore, l'uomo sa che ogni lasciata è persa e non dice mai di no. Ne deriva quindi che nelle chat di sesso ci siano solo uomini. Il che è incredibile, vista la quantità di gente che vi affluisce sempre e comunque. Gente che vuole metter le mani nei pantaloni anche solo guardando una foto femminile. O magari che cercano di convicere a guardarli in webcam mentre fanno i loro porci comodi. Ma come si può essere così squallidi? Cioè, in giovinezza lo posso comprendere ma a quarant'anni come si fa? Sembra che il cybersex sia il trend del nuovo millennio. Magari questo può entrare in sintonia con la decodifica del genoma umano.

NickFemminile: Facciamo cybersex?
NickMaschile: Ok, ti passo il mio genoma su txt.
NickFemminile: Bene, dopo lo sintetizzo e mi fecondo con una siringa.

Il che riporta al problema d'origine: non esistono donne, in certe comunità. Il che potrebbe portare a situazioni spiacevoli che potrebbero intaccare amicizie e rapporti.

Nick1: Facciamo cybersex?
Nick2: Ti passo il mio genoma su txt.
Nick1: Ma come, sono io a dovertelo passare!
Nick2: Allora non se ne fa niente, odio gli omosessuali.
Nick1: Va beh, allora sono donna. Passamelo tu.
Nick2: Ok, allora te lo passo.

Ma perchè tutto questo. Il sesso dovrebbe essere una cosa bella e piacevole. Non dico che deve andare a braccetto con amore e sentimenti perchè direi una vaccata, ormai non ci credono più neanche le donne. Non posso esprimermi più di tanto perchè il mio essere misantropo mi spinge a credere che infilare un pezzo di carne dentro un buco umidiccio dal quale esce saltuariamente urina e che mai sarà totalmente ripulito da essa sia una cosa sporca e barbara. Però credo che debba essere una cosa piacevole, in linea di massima. Allora perchè non uscire e attaccar bottone alla prima umanoide femmina sul ciglio della strada invece di chiudersi in una stanza in una gelida serata d'inverno a scambiarsi effusioni tra le proprie mani? Non comprendo. La masturbazione è cosa buona, è stato provato che non rende ciechi a meno che l'organo in questione non si estenda fino ai bulbi oculari, è stato provato che fa bene al ciclo di produzione degli spermatozoi e per quanto riguarda la questione etica si sa, il papa dice che non si può fare ma se Dio volesse l'astensione ci avrebbe creati col pene dove non si può arrivare con mano. Che so, al centro della schiena. E se proprio dovete credere alla parola degli uomini scritta sulla Bibbia, potete sempre andare dal prete a confessarvi dopo e tutti i vostri peccati saranno perdonati.

Ragazzo: Padre, mi sono masturbato!
Prete: E' una cosa che offende gesù, non si fa.
Ragazzo: Lo so, mi perdoni.
Prete: Va bene. I tuoi peccati sono assolti.
Ragazzo: Ci scambiamo un segno di pace, padre?
Prete: Magari un'altra volta.

lunedì 28 gennaio 2008

Lettera a Jane

Egregia signora Jane,
com'è il tempo nella giunga in questa stagione? Bando ai convenevoli volevo informarla che adoro i suoi biscotti, giri da parte mia anche i complimenti a Tarzan ed al leone. Ho trovato però un difetto di fabbricazione in uno dei suddetti, una Gocciola senza gocciole. Comprende da solo che una cosa del genere non può essere, non può esistere per definizione, sarebbe come i Pandistelle senza le stelle o la Salsa Tartara senza il tartaro. Allego a questa missiva il vostro prodotto fallato e il mio indirizzo, potete provvedere alla sostuzione?

Cordiali saluti.

Injo

PS: Tenga d'occhio suo marito, credo che se la faccia con la Drow delle Gocciole Extra Dark.


domenica 27 gennaio 2008

Paranoid Mark

Sono stato gabbato. Avevo visto delle scene con frasi scritte in inglese, avevo sentito a grandi linee la storia e mi ero convinto che Paranoid Park fosse un film. Me tapino. Solo guardandolo, dopo appena dieci minuti ho appreso l'amara verità: è un film francese, ovvero come trasformare un corto sotto i quindici minuti in un lungometraggio da un'ora e mezza a colpi di rallenty, scene ripetute, primi piani ossessivi, intermezzi con immagini di skater scaricati da YouTube.

Trama:

Skater sedicenne affetto da tutti gli stereotipi del mondo (capelli arruffati, taciturno, genitori in via di divorzio, fratello piccolo di cui prendersi cura, amico del cuore skater, ragazza strafiga) va una sera a Paranoid Park, uno skatepark in un brutto quartiere. Conosce un tizio senzatetto e si divertono a saltare su un treno merci in corsa. Strano tipo di divertimento. Fatto sta che una guardia ferroviaria cerca di fermarli, il ragazzetto lo spintona e questo viene tranciato a metà da un treno. Quindi il ragazzo si sconvolge, scappa gettando la tavola da skate nel fiume, la polizia la trova ed interroga tutti gli skater della scuola. Alex (dovrebbe essere il nome del protagonista) lascia la ragazza figa e superficiale ed inizia ad uscire con un'altra cessa e profonda che non si sa da dove è uscita fuori. Questa gli consiglia di sfogare i suoi problemi e le sue angosce scrivendole su un quaderno. Lui lo fa. Poi brucia il quaderno.

Realizzazione:

Ovviamente sarebbe troppo facile se la trama fosse liscia e lineare, non dimentichiamoci che stiamo parlando di un film filofrancese. Il film parte pressochè da metà trama e va all'indietro per proiettarsi verso il finale e tornare indietro rimostrando le stesse scene. Quindi si passa all'inizio. Poi ancora alla parte centrale. Poi alla finale. Poi ancora al centro e finalmente il supplizio ha fine. Fantastiche le scene a scuola dove viene mostrato al rallentatore la passeggiata lungo tutto il corridoio per ogni minimo spostamento di Alex. Fa venir voglia di tornare a scuola pur di metter fine a questa sofferenza. Memorabili anche i minuti di primo piano mentre Alex sta immobile sotto la doccia. Per non parlare degli oltre cinque minuti di primo piano finali dove Alex guarda il suo quaderno che brucia. Per non parlare della fantastica idea di ripetere due volte le stesse scene per aumentare il minutaggio complessivo, geniale. Mi chiedo perchè non facciano tutti così.

Giudizio finale:

Paranoid Park è un film filofrancese. Tra tutti i film filofrancesi (o francesi del tutto) che mi sono sorbito, mai per mio volere, sia chiaro, è tra i peggiori, superato solo da Them, una sorta di thriller di un ora e passa in cui una giovane insegnante scappa all'interno della sua villa imperiale (non oso pensare quanto possa guadagnare una insegnate d'oltralpe) e la telecamera la segue finchè non scappa nei sotterranei e viene uccisa. Così, senza motivo. Finita la visione del film, la mia faccia era scura e deformata. Gli occhi volevano chiudersi, il sonno suscitato dalla visione era immenso, la tristezza senza confine.

Attore: E, ancora una volta, ero solo.
Injo: Accidenti.
Attore: Ero triste.
Injo: Mi dispiace.
Attore: Ero al buio.
Injo: ...
Attore: E, ancora una volta, ero solo.
Injo: Merda, un altro film francese.

sabato 26 gennaio 2008

Lettera a Mr.McDonald

Egregio Ronald McDonald,
le invio questa presente per complimentarmi della sua estrema simpatia, del suo facepaint, dei suoi capelli rossi e delle divertentissime scarpe. Spinto dal suo efficacissimo jingle mi sono spinto in una catena dei suoi negozi a consumare un Cheeseburger. C'era tanta fila ma che potevo fare di fronte ad una cosa così succulenta?

Non potevo farci niente. Ho così atteso impaziente, pregustandomi il formaggio, la carne scelta e le verdurine assortite. Quando finalmente è venuto il mio turno ho ordinato e ho pagato. Costava abbastanza, ma ero contento di aver speso i miei soldi nei suoi negozi. Sono corso quindi al mio tavolo, con la bava alla bocca ho aperto la confezione e questo è ciò che mi sono trovato davanti.

Non capivo perchè, deve esserci stato un errore! Allora sono corso dal commesso a farmelo cambiare ma lui sosteneva che quello era proprio un Cheeseburger. Ho pianto. Singhiozzando sono tornato al tavolo ed ho osservato il mio acquisto. Non c'era traccia del Cheese e forse neanche del Burger. Perchè è accaduto questo? Mi piacerebbe che quando vengo ad accorciare le distanze con al soglia dell'obesità in uno dei vostri negozi almeno ciò che mangio sia bello da vedere. Altrimenti passo a farmi direttamente un'endovena di colesterolo.

Spero che questa lettera possa essere utile a migliorare i vostri prodotti in futuro.

Sinceramente.

Injo

venerdì 25 gennaio 2008

Un mondo di briciole

Ho seriamente preso in considerazione l'idea di abbandonare gli studi per diventare uno scrittore di successo. Non uno di quelli che fanno quattro romanzi e poi si dimenticano, sia chiaro, uno di quelli che entrerà nella storia tipo Poe, Lovecraft o King e che al tempo stesso cacano libri a ciclo continuo tipo Bruno Vespa. Il paradosso sta nel fatto che ho imboccato una strada unicamente scientifica e mai potrò diventare scrittore di romanzi, lunghi o brevi che siano. Avevo pensato di poter diventare un novello Italo Svevo ma in fondo non mi piace la sua testa a forma di lampadina. Quindi ora è da trovare solo la nuova frontiera dell'interdisciplinarità. Un bel romanzo di matematica. O un'equazione thriller, tipo quelle che mi piazzano davanti agli esami. Ho riflettuto sulla questione e sono giunto ad un unica soluzione: non si può fare. Resomi conto di ciò mi sono abbandonato all'apatia sul divano per tutto il pomeriggio, ingozzandomi di biscotti alle gocce di cioccolato e gocce di cioccolato senza biscotti, pensando ai racconti che mi piacerebbe scrivere. Qualcuno l'ho già scritto, altri ronzano nella mente in attesa di una giornata in cui invece di preparare un esame mi metto a digitare al computer. Sono idee geniali, sicuro. Le scriverò tutte poi lascerò indicato nel mio testamento di pubblicarli in edizione limitata e consegnarli alle biblioteche di tutto il circondario. Vivrò una seconda vita attraverso i miei lettori, nella loro fantasia, nei loro occhi pieni di luce e nei loro cuori esaltati dalle mie storie.
Già.
Si.
Al diavolo. Mi butto sul letto e mangio biscotti. Mi addormento e rovescio tutto. Dormirò in un mondo di briciole, scomodo e pungente. Dopo qualche ora mosche e formiche banchetteranno fino al sorgere del sole quando mi sveglierò per vivere una nuova giornata.

giovedì 24 gennaio 2008

Il tempo

Stanotte ho avuto l'illuminazione. Mentre il mio corpo assorbiva i farmaci giacevo nel buio, in silenzio, in attesa che il sonno sopraggiungesse e mettesse fine ad un'altra giornata. Mentre ero li, al buio, ho avuto tempo di pensare a quel che sto facendo. Mi ammazzo e mi stresso per continuare i miei studi dell'università quando probabilmente a nulla tutto ciò servirà. Cioè. Una laurea in matematica dove mai potrà portarmi? A fare il fannullone stipendiato in una scuola? Sai che soddisfazione. Assorbirà cinque anni della mia vita per poter poi prendere un pezzo di carta e trovarmi nuovamente di fronte ad una incognita. Ho cercato delle soluzioni al problema ma di certo non sono di facile realizzazione.

Soluzione 1: All'indietro

Se almeno l'università non assorbisse la mia vita, la cosa sarebbe accettabile. Mi assorbe l'attenzione ed il pensiero anche quando non studio (ovvero la maggior parte del tempo). Se fosse come alle superiori dove bastava ascoltare in classe per poter galleggiare su una media decente tutto andrebbe meglio. Se fosse come alle superiori dove per recuperare un voto bastava tornare in modo volontario qualche giorno più tardi. Quindi voglio tornare indietro.

Professore: Ma tu non ti eri diplomato l'anno scorso?
Injo: Si, ma sono tornato.
Professore: Ma come!
Injo: Ero nostalgico del dolce far niente che mi avete profuso.

Soluzione 2: In avanti

Oppure vorrei che il supplizio fosse già concluso. Vorrei aver terminato tutto, rubare qualche soldo dalla borsetta di mia mamma e farmi un anno sabbatico, scappare in norvegia, stare per ore sulla roccia scoscesa a guardare le onde infrangersi sui fiordi, a sentire in vento del nord nei miei capelli, a godermi la pioggia. Morirei di polmonite, ma morirei felice. Poverino, si era appena laureato, direbbero familiari ed amici. Anzi, solo i familiari.

Injo: Sono venuto a prenotarmi per l'appello della tesi di laurea.
Professore: Ma lei è del primo anno!
Injo: Odio i preliminari.

Soluzione 3: Il tempo

Ho notato anche che è il tempo a non bastare mai. Mi sveglio alle 8, accendo il pc, mangio un muffin al sapor di cartone e già sono le 9. Mi metto ad imbalsamarmi al pc e sono le 10. Mi alzo per andare in bagno e sono le 11, è quasi ora di mangiare, è mezzogiorno. Mangio, è l'una. Alle tre ancora non ho concluso niente. Studio un po', sono le 17, arriva mio fratello che vuole giocare, sono le 18. Mi butto un po' alla tv, è quasi ora di cenare, arrivano le 20, la famiglia si riunisce, si mangia, 21. Mi alzo da tavola e, burp, mi butto sul divano, in un momento sono le 23. Non c'è niente di bello in tv, la notte, torno al pc, è scoccata la mezzanotte. Mi guardo intorno, noto di aver buttato una giornata. Vado a dormire e mi dico, domani farò di più. Devo studiare questo, leggere quel libro, vedere quel film. E nulla mai si conclude. Manca il tempo.

Injo: Voglio potermi muovere alla velocità della luce.
Dio: Per qual motivo?
Injo: Perchè così il tempo si dilaterà e potrò fare tutto quel che devo fare!
Dio: Non eri tu che all'esame di Fisica sostenevi che il tempo si contraeva?
Injo: (imprecazione)
Dio: Mi hai chiamato?
Injo: No niente.

mercoledì 23 gennaio 2008

Nessun prete al funerale

Dare un orale come quello di Analisi con influenza galoppante, ribollente catarro nei polmoni ed orecchie quasi completamente chiuse è un'esperienza. Una di quelle da non rivivere, grazie. Quel che conta è che, anche se mediocremente, ho passato l'esame e me lo sono tolto di mezzo. Non ho fatto la figura che volevo anche perchè ero troppo occupato a concentrarmi per non far uscire muco dalle mie cavità nasali all'impazzata per poter riflettere sui ragionamenti ai quali venivo indotto.

Professore: Mi dia la definizione di insieme compatto.
Injo: No.

Ora ho due settimane prima dei prossimi esami ed ho deciso di prendermi un paio di giorni di puro e totale fancazzismo. Anche per riprendermi un po' dalla malattia prima che questa mi abbatta. I miei al momento non possono sostenere le spese di un funerale degno del mio nome. Vorrei un funerale dove saranno serviti salatini e gamberetti, le donne piangeranno coprendosi il viso mentre i volti tristi degli uomini cercheranno di trattenere le lacrime, a stento. Io riposerò nella camera ardente sotto una bara di vetro per non permettere a nessuno di quei sudici di toccarmi senza che possa reagire con un ceffone. Non voglio tra le scatole alcun prete, sarà un funerale laico. Dopodichè voglio essere bruciato e sparso al vento in modo che possa rimanere per sempre legato a questa terra. Così il cibo che mangierete un domani sarà stato fertilizzato dalle mie ceneri ed io vivrò nuovamente, attraverso di voi, diventerò parte di voi. Per sempre. Sempre.

Bimbo: Mamma, questo pomodoro ha un sapore strano.
Mamma: Cioè?
Bimbo: Sa di rifiuto della società.

sabato 19 gennaio 2008

Rode

Dopo il primo giorno di studio ho dentro di me essenzialmente tre cose: innanzitutto alcuni dei concetti principali che sono stati oggetti del mio studio. Con essi la convinzione di non riuscire mai ad imparare tutto quanto manca. Poi, ultimo ma non meno importante, ospito virus grossi come salamandre che mi stanno scatenando un'influenza bovina. Già facevo fatica prima a concentrarmi a leggere e memorizzare ste cose, ci mancava pure la malattia. Ma io non mollo, non mi arrendo, ho deciso di dare il meglio nello studio e poi accontentarmi di quel che mi viene assegnato. Anche perchè posso contare su una prova scritta perfetta (tranne un esercizio che proprio non sapevo dove mettere le mani e che mi ha portato sul 25) e quindi ho una solida base di partenza. Ho deciso di accontentarmi e non sbattermi come un mulo per ottenere a tutti i costi il 30 o più. Mi basta qualsiasi voto minimamente sufficiente. Chi si accontenta gode, diceva la canzone.
Già.
Parole, soltanto parole, dice un'altra canzone. La verità è che poi non ci si accontenta mai. E, dentro di me, mi rode. Non sono mai stato un ambizioso, ma rode.

Injo: (non mi interessa che voto prendo mi va benissimo anche 18 mi basta essere ammesso all'orale)
Professoressa (consegnando le prove scritte): Il minimo per essere ammessi alla prova orale e sperare in una votazione sufficiente è 14.

Injo osserva il compito scritto. Valutazione: 14.

Injo: Mi ritiro.

venerdì 18 gennaio 2008

Oral et lab. oral

Lunedì avrò la mia prima prova orale. Veramente sarebbe la seconda. La terza se consideriamo pure quella farsa d'esame di laboratorio (nel quale ho preso 30, per inciso; ottimo modo di iniziare il curriculum universitario, pessimo se si considera che probabilmente sarà l'unico). Ho tre giorni per studiarmi tutto ciò che vi è d'importante di Analisi I. Si, certo. Per Fisica Matematica I (l'altro orale) ho studiato tutto in tre giorni. Sapevo tutto, quando sono andato a parlare col professore. E ho preso 26. Come accadono certe cose? Per l'ansia che separa l'istinto dalla ragione. Ovvero più o meno così.

Professore: Inizia con un argomento a tua scelta.
Ragione: Evvai! Ora dobbiamo fare mente locale e...
Injo: La teoria della retalività ristretta.
Istinto: Faccio da padrone.

Il professore seduto e coi piedi sulla scrivania si perde nella lettura delle sue nuove email. Injo rimane immobile davanti alla lavagna.

Ragione: Ecco, lo sapevo, non va bene.
Istinto: Scappiamo.

Il professore alza lo sguardo.

Professore: (con aria assente) Allora?
Injo: La teoria della retalività ristretta.
Professore: (pensando) Scrivimi le formule di dilatazione dei tempi e contrazione degli spazi.
Istinto: Non le sai.
Ragione: Si che le sai. Le hai studiate tutto ieri. Scrivile. Con calma.

Injo scrive alla lavagna le due formule. Il professore annuisce.

Ragione: E' fatta.
Professore: Ora dimmi, nella prima formula qual'è l'intervallo di tempo proprio?
Ragione: Dunque, l'intervallo di tempo proprio è...
Istinto: E' quello che eguaglia la frazione!
Injo: (muovendo incerto il dito verso la formula sulla lavagna) L'intervallo di tempo proprio...

Il professore annuisce.

Injo: ...è questo.

Il professore scuote la testa.

Injo: Anzi no, è questo.
Professore: Beh, se non è uno...
Istinto: Fottiti.
Professore: Dimmi invece qual'è la lunghezza propria nell'altra formula.
Istinto: Hanno lo stesso indice, deve essere nella stessa posizione dell'altro!
Ragione: A...
Injo: E' questo.
Professore: (scuotendo la testa) Non ci siamo.
Ragione: Injo sei un idiota.
Professore: Senta, abbiamo finito. Le do 22.
Injo: No.

Segue imbarazzante ed interminabile momento di sguardi.

Professore: Come no?
Injo: Mi faccia almeno un'altra domanda.
Professore: Senta, ma quanto vuole prendere?
Injo: 30.
Professore: ...
Injo: ...
Professore: Va bene 26?
Injo: E sia.

giovedì 17 gennaio 2008

Pronti? Via!

Pronti? No. Via ugualmente. Tanto a nessuno importa. Nessuno ascolta. Non mi interessa. Scrivo ugualmente. Provate a fermarmi.

Diciamo subito che questo blog non costituisce una testata giornalistica, ovvero è aggiornato alla cazzo di cane. Potrebbe essere questo l'ultimo post. Quindi se dico che il Papa è un bigotto non posso essere denunciato. Anche perchè qualsiasi giudice mi darebbe ragione.

Mi impegno a non postare immagini pesanti e video. Così chi teme che i blog e i video faranno cadere la rete internet mondiale potranno stare tranquilli mentre iniziano a togliersi i paraocchi e ad informarsi prima di sparare vaccate.